Alessia Leo, volontaria presso l’asilo Jardim dos Anjos, Canavieiras, Brasile

Alessia Leo, volontaria presso l’asilo Jardim dos Anjos, Canavieiras, Brasile

Prima di partire ero consapevole del fatto che stessi andando in un asilo in Brasile e sapevo che avrei
trovato dei bambini, sicuramente molto belli, che avrei giocato con loro e che avrei anche però
conosciuto le loro situazioni non sempre piacevoli. Ma, come si suol dire, la realtà molte volte supera
le aspettative, e questa volta è stato così.
Non solo ho trovato dei bambini bellissimi, ma il loro affetto, la loro fame di abbracci, la loro voglia
di coccole e di una mano amica che li accarezzasse hanno superato qualsiasi limite culturale e
linguistico e hanno pervaso tutti i 21 giorni di permanenza. Fare un’esperienza di questo tipo ti fa
capire che alla fine di tutto quello che conta è il calore umano, la vicinanza, le risate e gli abbracci
condivisi.
Chiaramente ci sono stati anche aspetti più difficili e toccanti: vedere in prima persona le famiglie dei
bambini è stato quello che più mi ha dato uno scossone. Mi sono accorta di quanto siano puri i bambini
e di quanto abbiamo da imparare da loro. Nonostante tutto loro erano lì, ogni giorno, all’asilo a
sorridere, “dimenticandosi” per qualche ora di tutto il resto. Varcare la soglia dell’asilo ti fa proprio
sentire quella sensazione che il Giardino è una vera isola felice, un prato pieno di bimbi che sorridono
e si divertono in un ambiente sereno fatto di persone meravigliose.
Fanno parte del ricordo anche i primi giorni in cui le gambe bruciavano perché non ero più abituata
ad andare in bici, le sudate, la pioggia che inaspettatamente cadeva da un cielo fino a poco prima
azzurro e sereno. Oppure quando, nel doposcuola, mi sono trovata davanti alle domande di
matematica dei bambini: lì non bastavano sorrisi o abbracci, servivano i calcoli, e confesso che
qualche volta i bambini sono stati più bravi di me a trovare la soluzione. Le mie facce perplesse
davanti a una divisione rimarranno parte del bagaglio speciale che porto a casa. Perché un’esperienza
di volontariato è anche questo: imparare a ridere delle proprie difficoltà, a prenderle con leggerezza
e a scoprire che ciò che conta davvero è provare a dare il massimo mettendoci il cuore in ogni piccolo
gesto.
Ma come farebbe un giardino così bello a sopravvivere senza dei giardinieri che se ne prendono cura?
La sorpresa più grande di questa esperienza è stata senz’altro conoscere due persone come Alessandro
e Regina. Il loro amore profondo che li unisce nasce da un obiettivo di vita comune: voler aiutare gli
altri senza limiti, prendersi cura del Giardino e farlo senza volere niente in cambio. Ma alla fine del
giorno ci si rende conto che in realtà loro hanno un tesoro ricchissimo: l’amore. Non solo quello che
vive e brucia tra di loro ancora dopo tanti anni, ma quello di tutti i bambini che accolgono e per cui
fanno qualsiasi cosa. Quest’amore non ha prezzo ed è qualcosa di bellissimo che qualsiasi persona
che entra a far parte del Giardino si ricorderà per sempre.
Mi sento una vera Testimone del Giardino perché la mia missione non finisce qui. Mi piace definire
questo come un posto magico e ora, a posteriori, capisco davvero le parole del signor Egisto: quando
diventi un Testimone scatta qualcosa dentro di te, sai che hai contribuito a un progetto bellissimo e
avrai per sempre voglia di aiutare. Quando in futuro sarò giù, triste o stanca, so che potrò guardare
nel mio cuore e ricordarmi tutti i sorrisi che ho visto in quelle settimane. Un pezzo di me è rimasto a
Canavieiras, farò per sempre parte del Giardino.

2025-11-20T14:29:36+01:00