L’inizio di un viaggio, indipendentemente dalla sua durata, ha la capacità di sollecitare in noi emozioni
differenti, spesso sovrapponibili, altre volte in completa antitesi tra di loro. Una sensazione mista a paura
ed adrenalina addolcita dalla curiosità e dal coraggio. Ci sono tuttavia alcune opportunità che la vita offre
contro cui neanche la paura di prendere un volo di undici ore può opporsi. Quell’esperienza si chiama
volontariato.
Sono partita senza troppe sicurezze o aspettative, curiosa di conoscere una nuova cultura e mettermi a
disposizione dell’altro. Cosa ho trovato? Umanità: quell’umanità in cui solidarietà, comprensione,
benevolenza, altruismo e fratellanza si fondono per mettersi al servizio dell’altro.
Un asilo ed una scuola incentrati sull’educazione ed il tentativo di offrire un futuro migliore a chi da solo
non potrebbe nemmeno immaginarlo. Una comunità che dà speranza e che permette di capire cosa sia
una vocazione tale da diventare parte del proprio quotidiano.
Poche volte mi sono sentita così tanto ascoltata e forse mai come in quelle settimane ho realizzato che la
felicità sta nelle piccole cose. Non sono serviti workshop o formazioni per capirlo ma sono state le
persone e i bambini a mostrarlo nella loro quotidianità. Non è servito nemmeno conoscere la lingua
portoghese per trovare una lingua comune: li bastava essere aperti e disponibili ed i bambini riuscivano
a farsi capire e intendere con lo sguardo.
Il Giardino degli Angeli rimane per me l’associazione che più in concreto cerca di portare avanti la diffusa
citazione di Nelson Mandela: “L’educazione è l’arma più potente che si può usare per cambiare il
mondo”. Aver avuto la possibilità di contribuire a questo cambiamento, anche se per poche settimane,
rimane tra i regali più significativi ad oggi ricevuti.
E per i futuri volontari e volontarie, ricordatevi solo che la parola “Tia” assumerà un valore che
difficilmente potrete dimenticare.